lunedì 9 maggio 2011

una pura formalità

Ok, nelle ultime settimane mi sono lasciata andare ad un po' di derive intimiste... Colpa delle oscillazioni climatiche, di quelle umorali al seguito e della cattiva gestione delle due.
Tra una pioggia ed una sudata poco cinema, per non dire nulla, pochissima tv, libri ancor meno... Un encefalogramma piatto, sintetizzerei.
Segni vitali zero in particolare con il barbosissimo Una sconfinata giovinezza di Pupi Avati, che a dispetto di un tema fatto apposta per strappare i lacrimoni, mi ha lasciato del tutto indifferente (ad eccezione del lieve guizzo di insofferenza che sempre mi procura il malinvecchiante Bentivoglio).
C'è stato in seguito un poco entusiasmante Vallanzasca di Placido, molto televisivo nella fattura e nazionalpopolare nei sentimenti. Non m'è chiara la ragione di tanta polemica: il personaggio ne esce piuttosto meschino, né eroe né antieroe, di basso profilo. E il decantato lombardo di Rossi Stuart, in tutta onestà, non m'è parso credibile, tutto sopra le righe... Vabbè, di questo filmetto (che a ben vedere credo volesse doppiare il Mesrine di Nemico pubblico n°1 di Richet) ho detto anche troppo. Giusto per non sentirsi fuori dal chiacchericcio di base, s'è dato pure con Moretti, Habemus papam e sì, in effetti Piccoli è enorme, e d'accordo che se resta in secondo piano Moretti ci guadagna e concedo anche che il finale - inatteso - salvi parecchio però... però semplicemente è un film che dice troppo poco, che ripercorre i luoghi oramai troppo comuni del regista e nell'insieme è pure un po' disorganico, claudicante tra i diversi registri. Tuttavia è meno peggio degli ultimi Moretti visti, bisogna concederlo.
Il solo momento di puro godimento lo si è avuto con Boris il film. Esattamente ciò che desideravo e m'aspettavo, divertente, non ripiegato sulla serie tv, con alcuni momenti di agghiacciante realismo! Tra le poche cose piacevoli, infine, c'è stato pure il Comicon - vissuto un po' di striscio ma in buona compagnia - e con esso il recupero di un Fior che non delude, La signorina Else.
Nel senso complessivo di deriva che accompagna le ultime settimane, un'unica e sola ancora di salvezza (ancora per qualche settimana): la quinta stagione di Dexter!
Tutto il resto chè c'è stato (e c'è stato), merita solo d'esser taciuto. Ma per sintetizzare il tempo, gli umori e gli accadimenti, mi congedo con un quanto mai appropriato enigma:
"Un prigioniero si trova di fronte ad un grosso problema. Il boia gli ha concesso un ultimo favore:
-Puoi fare un'ultima dichiarazione, che determinerà il modo in cui morirari. Se la tua affermazione sarà falsa verrai squartato, se sarà vera sarai bruciato vivo!
Cosa deve fare il prigioniero?"

lunedì 2 maggio 2011

teorema

Cuerpo de mujer – P. Neruda
Cuerpo de mujer, blancas colinas, muslos blancos,
te pareces al mundo en tu actitud de entrega.
Mi cuerpo de labriego salvaje te socava
y hace saltar el hijo del fondo de la tierra.

Fui solo como un túnel. De mí huían los pájaros
y en mí la noche entraba su invasión poderosa.
Para sobrevivirme te forjé como un arma,
como una flecha en mi arco, como una piedra en mi honda.

Pero cae la hora de la venganza, y te amo.
Cuerpo de piel, de musgo, de leche ávida y firme.
Ah los vasos del pecho! Ah los ojos de ausencia!
Ah las rosas del pubis! Ah tu voz lenta y triste!

Cuerpo de mujer mía, persistiré en tu gracia.
Mi sed, mi ansia sin límite, mi camino indeciso!
Oscuros cauces donde la sed eterna sigue,
y la fatiga sigue, y el dolor infinito.

[Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu appari al mondo nell’atto dell’offerta
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.

Fui deserto come un tunnel. Da me fuggirono gli uccelli
e in me la notte forzava la sua invasione poderosa.
Per sopravvivere ti ho forgiata come un'arma,
come freccia nel mio arco, pietra nella mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d'assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, restero' nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mia strada indecisa!
Oscuri alvei da cui nasce l’eterna sete,
e la fatica nasce, e l’infinito dolore.
(trad. S. Quasimodo)]