..."Cadere nel vuoto come cadevo io, nessuno di voi sa cosa vuol dire. Per voi cadere è sbattersi giù dal ventesimo piano d'un grattacielo, o da un aeroplano che si guasta in volo: precipitare a testa sotto, annaspare un po' nell'aria, ed ecco che la terra è subito lì, e ci si piglia una gran botta. Io vi parlo invece di quando non c'era sotto nessuna terra nè nient'altro di solido, neppure un corpo celeste in lontananza capace di attirarti nella sua orbita. Si cadeva così, indefinitamente, per un tempo indefinito. Andavo giù nel vuoto fino all'estremo limite in fondo al quale è pensabile che si possa andare giù, e una volta lì vedevo che quell'estremo limite doveva essere molto ma molto più sotto, lontanissimo, e continuavo a cadere per raggiungerlo. Non essendoci punti di riferimento non avevo idea se la mia caduta fosse precipitosa o lenta... [I. Calvino -Le cosmicomiche]
Malattie rare, cosa sono
1 giorno fa