venerdì 27 marzo 2009

quoto

L'altra sera Auster citava Beckett (e già ciò è stracitato): fallisci ancora. fallisci meglio.
(quanta possibile speranza. quanta inutile disperazione)

martedì 24 marzo 2009

due mostre

Semiweek-end romano per incontrare amici e bighellonare per mostre. Nel dettaglio, due:
Futurismo. Avanguardia - avanguardie e Giotto e il Trecento.
Per ragioni diverse sono rimasta insoddisfatta di entrambe.
La mostra sul futurismo è piatta e didascalica come un manuale di educazione artistica: dieci sale tematiche, un'ottantina di opere diligentemente disposte a ricostruire l'incontro tra futurismo e tendenze coeve, nessun lampo di genio nè accostamento inedito. Per chiunque abbia, una volta nella vita, dato una scorta al succitato manuale, l'esposizione risulta francamente superflua.
La mostra su Giotto è indubbiamente più interessante, nell'impiego di diverse tecnologie e nella ricchezza del percorso. Molto più Trecento che Giotto, a conti fatti, ma non è un limite. Il vero neo dell'esposizione, a mio avviso, è nel ricorrere a supporti tecnologici senza sfruttarne a fondo le potenzialità: in un corridoio di monitor scorrono gli affreschi di Giotto, con dovizia di zoom sui dettagli, ma purtroppo la definizione è insufficiente (e quanto lo sia appare invece chiaro nell'unica sala dotata di schermo Hd....). Nei due piani successivi si va incontro alla lezione del maestro nelle diverse scuole regionali e alcune madonne da sole valgono la visita... Nel complesso tuttavia l'allestimento non mi è parso riuscito, brutte le luci, gli angoli del percorso, disorganico l'insieme... la folla da prima settimana ha fatto il resto.

giovedì 19 marzo 2009

collage

Corriere: "Aborti: aumentano le richieste. Colpa della crisi. Il dato riguarda le italiane. Tra le immigrate si diffonde il fai-da-te"
Repubblica: "Scontro con l'Europa per le affermazioni sull'inutilità del preservativo. Il Vaticano non arretra"
L'Unità: "Berlusconi: fare il premier mi fa schifo"
Ansa: "Gaza. raid israeliano. Due morti"
RaiNews24: "La fronda dei 101 del pdl"
Repubblica: "Brunetta: gli studenti dell'Onda vanno trattati come guerriglieri"
....così, per accostamento casuale....

martedì 17 marzo 2009

l'onda

Ieri sera ho visto "L'onda", il film di Dennis Gansel ispirato ad una storia veria. In sintesi, c'è un prof un po' fricchettone e una classe di oggi, tristemente globalizzata, ché Dortmund o Cesenatico la differenza sfugge (ad eccezione dei genitori tedeschi, meno sessuofobici di quelli italiani, indubbiamente). Il nostro prof decide di fare un esperimento didattico e l'esperimento funziona come mai accade in laboratorio... Bastano sette giorni per fare di un gruppo di adolescenti confusi (forse bisognerebbe scriverlo tuttattaccato adolescenticonfusi, inscindibile binomio) un manipolo di fascisti. Bingo! Dopo quasi due ore resta il sospetto che per i suddetti giovani, che hanno assaporato il gusto della coesione di gruppo e dell'individuazione del nemico come sfogo di ogni frustrazione, la tragedia finale non basti a tornare "sulla retta via".... Sul film non c'è nulla da eccepire, è ben girato, non rischia di risultare retorico perchè i personaggi non sembrano tagliati con l'accetta, è indubbiamente efficace, godendo del bonus "storia vera". C'è anche il bonus attualità per lo spettatore italiota, tra i proclami dei 5 in condotta, parapsicologi che inneggiano alla disciplina, ai nocheaiutanoacrescere e ai grembiulini (altra questione affrontata e egregiamente risolta nel film). Certo, oltre tanta attualità, a me un po' di amaro in bocca è rimasto, per varie ragioni.
In primo luogo perchè i liceali del film mostravano competenze e conoscenze che io fatico a trovare nei ragazzi che incontro all'università (anche se sono consapevole che stare "dall'altro lato della cattedra", per quanto ti mostri accondiscendente e ti fai dare del tu, come il prof del film, resta un punto di osservazione distorto). In seconda battuta perchè ancora una volta mi sono trovata a riconoscere che c'è un principio di gratificazione quasi universale nel rituale, nell'appartenenza, nei processi di identificazione collettiva... Mi rendo conto, è una considerazione molto ovvia, che però ieri in me ha suscitato sgomento. Un disagio che probabilmente devo ricollegare alle immagini di folle acclamanti il nano in Sicilia della sera precedente (Report 15/03/09), o fors'anche ai kilometri percorsi attraverso campagne colme di rifiuti, strade dissestate, centri commerciali suppurati nel vuoto, che ho bazzicato negli ultimi due giorni. Lo stesso vuoto che ritrovo a volte nelle analisi del mio studente, che mi fa tenerezza e rabbia, insieme, perchè non condividde nessuno dei miei strumenti di analisi mentre io sono incapace di comprendere quali siano i suoi, di strumenti. Un vuoto in cui imperversano attitudini individuali molto discutibili, ma che poi si compatta dietro rituali mediatici, dietro una fascinazione taumaturgica per la pauperizzazione della discussione, dietro la seduzione giullaresca ed autoritaria, dietro un becero clericalismo che nulla ha a che vedere con la forza di chi crede.... E mi vengono fuori frasi bislacche, che bypassano le analisi attente, i tanti strumenti, e si caricano invece dell'insofferenza, del soffocamento, del senso di speranza rattrappito, del dubbio sull'azione e, infine, anche della profonda frustrazione di non appartenere più ad un gruppo, di non riconoscermi in valori, rituali e pratiche condivise... ed ecco che il cerchio si chiude.

lunedì 16 marzo 2009

...e adesso qualcosa di completamente diverso

L'idea dovrebbe essere: iniziare di nuovo. Lasciarmi alle spalle il vecchio spaces di msn e dar vita a qualcosa di diverso. Non è detto che mi riesca... ;-)