giovedì 2 settembre 2010

summertime


Nel 1982 c’era una cittadina sul mare, un filo di costa bordato di pini curvi sull’acqua; c’era una bambina di quattro anni, Marina, che giocava con una bambina di sei, le raccontava dei litigi con la madre, di piccole malefatte e punizioni, di un dito tagliato affettando il pane… lo raccontava nella sua lingua slava, l’altra bambina rispondeva in italiano in una comunicazione incomprensibile agli adulti. C’era la pensione della madre di Marina, una casa bianca con una scala esterna, un bar al piano terra e il mare appena di fronte. C’erano cartoline delle vacanze affrancate con l’effigie di un maresciallo morto due anni prima. C’era un ristorante con un melograno nel cortile, risotti al nero di seppia, serate tiepide e sonnolente dopo ore di sole, polpettine speziate, parole straniere da balbettare vezzosa. C’era un ponticello sul mare dove guidare cauti.

Oggi c’è una cittadina sul mare, lo stesso filo di costa bordato di pini, interrotti da grandi alberghi, squallidi esperimenti architettonici simili ad arnie. Non c’è più la pensione della madre di Marina, di cui sembrava tanto fiera, il suo bar, la strada da attraversare per raggiungere il mare. “In 1992, you know…” cerca di spiegare un vecchio signore, abbassando un momento lo sguardo. Tutta la strada non esiste più, non c’è il ponticello sull’acqua ed ora si circola a doppio senso sulla nuova colata d’asfalto, che conduce ai nuovi alberghi le nuove folle di turisti (turisti da paesi che nel 1982 non si incontravano spesso, da paesi che nel 1982 non esistevano neppure).
C’è ancora il ristorante, il suo proprietario dagli occhi azzurri. C’è ancora il melograno….

“In 1992, you know…” No. Non so proprio nulla. Non sapevo nulla nel 1992 quando vedevo la cittadina bombardata in tv, non sapevo nulla oggi, sul ponte di Mostar ricostruito, mentre scrutavo i buchi delle granate nelle pietre centenarie precipitate nell’acqua. Non so nulla dell’emozione ottusa di dolore provata.
Non so nulla del senso di colpa per tanto effimero sgomento. Non so nulla della guerra che passa in tv e scivola via. Non so nulla perché, forse, non c’è cognizione possibile…. Perché capire significa accogliere in sé, e allora il rifiuto è forse più sano…