domenica 25 ottobre 2009

morbi

L’autunno si inoltra e la mia lista malanni cresce… Stavolta si è trattato di una travolgente epidemia familiare. Tra un dolore e l’altro, di natura fisica e no, e blogspot che fagocita post in fieri, non c’è molto di cui dover rendere conto.

Frost/Nixon è stato l’ennesimo film inutile di Howard, il quale si mostra sempre più legato al genere… C’è stato Tarantino, che è parso bello, sì, ma affatto epocale come altri hanno trovato. In dvd The Oxford murders, che ha pure una bella fotografia e l’idea sarebbe efficace ma il ritmo è imperfetto. E allora meglio la tv, dove elargendo il proprio obolo a Murdoch si possono godere i benefici dei primi episodi di Flash forward (che potrà anche essere l’ennesima serie che scompone e moltiplica le linee temporali ma – accidenti – per ora lo fa proprio bene). Alla terza stagione invece Dexter perde un po’ di mordente, ma la fidelizzazione è oramai troppo forte…

Dalle immagini in movimento ai movimenti in immagini va decisamente meglio e quindi le notti cupe trovano consolazione nelle figure oniriche di Taniguchi (La montagna magica), le inquietudini sentimentali nel bianco e nero di Judith Vanistendael (Sofie e Abou) e i momenti di sconforto professionale nell’ottimismo dal tratto incerto di Sualzo (L’improvvisatore).

Gli scampoli di tempo graziati dalle emicranie influenzali per ora sono dedicati all’ultimo romanzo di Nick Cave (La morte di Bunny Munro), che pare confermare tutte le belle sensazioni dell’ormai ventennale E l’asina vide l’angelo.

[E spero che tanto basti a Iosif il censore, la cui vicinanza mi è viralmente preclusa]

venerdì 2 ottobre 2009

tempus fugit

Il tempo scivola svelto e, tra un'influenza e una summer shool, gli unici rilievi sono le escursioni cinematografiche. Recuperarato al cineforum The reader, in cui il corpo sempre più bello di Kate Winslet percorre un viaggio struggente nell'intimità e nella vergogna. Il film rischiava grosso, avrebbe potuto facilmente scivolare nella retorica della colpa, e invece Daldry a mio avviso si tiene in equilibrio sul filo, lasciando che lo sguardo di Bruno Ganz o la maschera di Fiennes esprimano ciò che sarebbe ridondante dire.
Sebbene il pubblico in sala non sembrasse gradire, a me invece è piaciuto Cheri, di Frears (realizzo adesso che tutti i film di Frears mi piacciono...) in cui sulle - poche - rughe della Pfeiffer si costruisce l'architettura sadica della relazione amorosa.
Ben girato e ben recitato, anche se non altrettanto convincente nella sceneggiatura, è La custode di mia sorella, di Cassavetes jr, che non è il voglia di tenerezza di fine decennio, ma si avvicina, e forse troppo... Sarà stato per eccessive aspettative, o perchè il piccolo schermo inevitabilmente mortifica, ma The wrestler non ha suscitato entusiasmi: per quanto si possa apprezzare il coraggio di Rourke nell'esporre il proprio corpo martoriato dal tempo, inizio ad essere stanca di vedere quando gli stati uniti possano essere una terra senza speranza. Una vera crisi di claustrofobia mi ha poi provocato Io sono leggenda (dimostrando che se l'avevo evitato in sala, il mio intuito aveva ragione). L'ultima nota, tutta positiva, va a District 9, oscillante tra l'ironia e il grottesco, perfetto nelle scelte stilistiche e in tutto ciò che decide di lasciare in sospeso... ottimo cocktail di gamberi :-)